Peccato non sarà...

 

Peccato non sarà:
ammettere una colpa
abituati siamo a non fare.
Ed una calda mano speriamo
che ci accarezzi
e ci sospinga in un viluppo caldo morbido
odorante
riposante. Amorevole e senza punizioni.
Disonorati non siamo
del peccato fatto
soltanto
ma del peccato pensato, del possibile preconizzato,
dell’assalto abortito,
del desiderio sentito.
Dell’antefatto
del pensiero impuro
sul macchiabile ancora intatto.
Ogni barlume è rimproverato
scavato rivoltato,
che nessuna cosa perfetta è raggiungibile
sappiamo per natura lo percepiamo
ma che tutto sia limo
verde e infettato
da ogni nostra presenza avariato
e anche in assenza
che il nostro stesso esistere sia peccato
già prima e prima e prima bollato
dalla nostra natura umana
che respira
che nutre bramito animale
tiepida e spaurita, mi domando
se giusto sia.
Avendo in dono una vita non chiesta
rimanendo alla finestra aspettando
lungo o rapidissimo tramonto
doloroso o improvviso guardando
col viso in alto guardando.
Il Tuo sguardo Signore
che non capisco,
stupisco di Te che non mi fai capire
e pretendi che Ti veda
che creda
accogliendoTi oltre la ragione
succhiandomi l’anima e la ragione
appropriandoTi graffiante della mia ragione
padrone
amante lontano desiderato e lasciato
offeso e abbandonato.
Nei fumi del silenzio, meschino, Ti penso
malgrado me spesso Ti torno vicino
in un girotondo ellittico
talvolta a un passo, spesso così lontano.
Una strana forza di gravità mi attrae
o sono io ad attrarmi a Te immoto.
A pregare vorrei imparare.
Un poco per volta così come si nasce,
pregarTi di farmiTi amare.

Canto d'inverno. Mia ultima stagione