Nelle medesime, le stesse, piccole cose...

 

Nelle medesime, le stesse, piccole cose
minuscole persone
avvenimenti inesistenti spendo.

E mi do via correndo quasi in gioiosa gara
sempre verso un chissà
che non mi dico.

Dentro, in profondo, aspetto una illumine voce
che chiarisca che mi porti
convinto
ad una meta certa ed appagante.

Le compiante ansietà di giovinezza bramo
così lontane e gaie
abbacinanti appaiono.

Cumuli di rimpianti m’aggrediscono
e notte e sera e la stanchezza, complici.
Impaurito resto.

Nei ricordi rimesto e nulla trovo, in momenti così,
di triste e oscuro e le ferite tante ricevute non scorgo.

Dimenticare posso tutto il male subìto
per la pena di ritrovarmi ogni momento meno,
meno solerte, meno profondo e con meno avvenire.

Quanto vorrei capire, ma il mio Dio s’è assordato
e mi pare accigliato
relegato dietro un velario oscuro.

Immondo, impuro viso, respiro, pulso
e di gonfie inutili vanità mi compiaccio
di inutili movimenti giaccio avvolto.

Della morte sul soglio mi rifiuto alla vista.

Testamento di me stesso mi faccio
perpetuamente solo me guardando.
Dell’inutilità della mia vita taccio.

Canto d'inverno. Mia ultima stagione