Ai rinnegati liberi porti viscidi...

 

Ai rinnegati liberi porti viscidi
di solari puzzi
di melme orinate a strati
di straordinari visitatori passati
per caso
ritornati talvolta per caso
senza lasciare traccia nemmeno nei ricordi.

Ai sapori che ti mordi nella lingua
che succhi dalle guance
ora che i denti poco ti impediscono,
ai rumori che crescono
solo se ci sei dentro, allo spento lume degli occhi
che lento gira col collo
spennacchiato cipollo sostenendo.

Alle bandiere tenute in serbo
senza mai sventolarle, tignate,
pezzate d’ogni volontaria protesta,
ritinte malamente a festa
coi colori di fredda ingratitudine,
della paura,
come a ogni dannata ricorrenza canto.

Ai visitatori temerari di se stessi:
guai.
Anche a voi canto.

D’ogni sollievo rigettando asilo,
di me stesso nutrendomi, m’esploro.

Solo parvenze restano.

Prigioniero d'un Dio