C’erano tanti soli...

 

C’erano tanti soli
e il riverbero era così forte….
e bisognava andare
incontro a cosa o a chi non importava.
La fiaba ci adescava.
Il verde era più verde
e l’erba brulla più colore di sasso aveva,
e l’aria, ah l’aria, che sapore!
Ti illanguidiva dentro
il desiderio.
Di che poi non ricordo.
Sempre che ne abbia voglia
correre giù potresti, saltando i bassi incespichi
gridando la tua gioia
di che cosa non so, non sai
né mai saprai.
Alle correnti d’aria avvinghiato
sentendone il rifiato in ogni punto occulto
del tuo corpo e dell’anima.
Tenendola coi denti
ché non ti sfugga
rifuggendo dai vizi, riconoscendoli mentre mutano.
Appoggiandoti a tutti quanti,
non rifiutando aiuto,
immettendoti volontariamente nell’imbuto
dove non sei più disperso
ma vai preparandoti soltanto
ad un contenitore diverso,
che assorbe luce e vita, misteriosamente,
eguale a prima ma sconosciuta,
un’altra vita avuta in dono
a te già destinata,
da prima dell’universo adattata su te.
E smettila con le domande.
Guarda soltanto, afferra
l’odore sempre diverso che fa la terra.
Un sogno avrai certo anche di là.
Ti è stato dato un sogno da sognare
da imparare a memoria.
Una storia tua dove a volte ci sei
o solo osservi.
Una storia che non conosci
e conservi dentro, un racconto bello
con al centro un Lui che ti guarda.
Ha troppo amore per giudicarti
e non può, per la sua stessa Legge, lasciarti.
Solo per un attimo allenta le briglie
ti prego
lasciami andare
solo per un poco ancora fammi guidare
questo rimasuglio di vita
fuori dalla strada segnata.
Fammela immaginare, anche solo un momento,
ancora tutta mia
e fatata.

Canto d'inverno. Mia ultima stagione