Fra le recise spume s’avvita...

 

Fra le recise spume s’avvita
inesorante
il sole.
Della notte s’attende ch’apra l’uscio.
Petulante brusio inizia, appoggi indietro il capo
guardando verso l’alto
il passante.
Fra le piante ove poggia quella vita, la foglia
smossa
si ritrova spia. Ogni movimento
ti indirizza e spande.
Grande è la solitudine che sento, così fitta di voci
e di presenze e suoni
e di odori di essenze che tornano
dal passato
quando altre solitudini persuaso
a scontare, soltanto tu, da solo, eri rimasto.
Un dipanare lento, il sangue greve
consumato e antico nel corpo ti ripassa.
E una massa di emozioni,
di sensazioni, di aspettative
senza qualcuno, di tempi usurati, sprecati
ti rimugina e arrugginisce.
S’inalbera un cavallo e un suono fa
a cui diamo un nome scompaginato
inventato.
Anche il mio cuore fa un suono,
nitrisce oggi
come belava ieri.
Oggi è un grido
d’aiuto
e prima un canto al sole che nasceva.
Ai rimasti momenti inneggio
man mano ch’essi passano, domani,
se domani potrò, il gioco ricomincio
dimentico d’averlo già giocato.
Dimentico.
Mendico
di una pietas che non m’afferra mai.

Canto d'inverno. Mia ultima stagione